Cosa sono e come funzionano i test d’intelligenza, quelli per misurare il Q.I.? I test che misurano l’intelligenza esistono dal 1905. Alfred Binet, psicologo francese, ha ideato e pubblicato, in quell’anno, la Scala Binet-Simon. Essa serviva per calcolare l’età mentale dei bambini e veniva utilizzata per capire, nelle classi, chi fossero gli alunni a necessitare di un maggiore sostegno a scuola.
Il termine quoziente intellettivo, che indica un valore numerico attestante l’intelligenza, è stato coniato dallo psicologo tedesco William Louis Stern. Egli ha definito una formula che permettesse di ottenere un punteggio in base a una media fissata a 100. Così facendo, sarebbe stato più semplice confrontare le persone di età diversa.
Il primo test per misurare l’intelligenza negli adulti nasce nel 1939 ad opera di David Wechsler, colui che ha ideato le scale di misurazione delle capacità lessicali (cultura generale, comprensione del testo, conoscenza dei vocaboli) e delle abilità, come quella di individuare in maniera più o meno rapida determinati dettagli visivi o fare delle associazioni logico-consequenziali corrette. Dato qualche breve cenno storico sul test del Q.I., vediamo ora come funziona.

Come funziona il test del Quoziente Intellettivo?

Partiamo immediatamente chiarendo che non esiste un solo test per misurare il quoziente intellettivo di una persona: ci sono, invece, una serie di prove diverse che, seppur articolate, partono dalla medesima idea. C’è un numero finito di quesiti ai quali una persona deve rispondere in un dato lasso di tempo per ottenere un punteggio che può andare da 0 a oltre 100. La scala del Q.I. prevede questi risultati:

  • meno di 70 punti: in questo caso si ha a che fare con una persona che soffre di qualche ritardo mentale;
  • da 70 e 85 punti: si tratta di un individuo che ha qualche difficoltà;
  • da 85 a 115 punti: chi ottiene questo punteggio è considerato un individuo normodotato ed è proprio in questo range che la maggior parte della popolazione ricade;
  • più di 115 punti: chi ottiene questo risultato può essere considerato un individui plus dotato con capacità cerebrali che vanno oltre la media.

Per avere un’idea di cosa significhi avere un Q.I. superiore al 115 punti, tenete presente che Albert Einstein, considerato a livello globale un vero e proprio genio, totalizzò un punteggio di 160.

Com’è possibile, però, determinare questo punteggio? Tra i vari test di misurazione dell’intelligenza, i due più utilizzati sono le Matrici di Raven e le Scale di Wechsler.
Nella prima tipologia di test ci si trova davanti a una serie di figure e la richiesta fatta è quella di trovare la figura mancante. Mano a mano che si procede, i quesiti aumentano di difficoltà e vanno a valutare le capacità di analisi, codifica, interpretazione e comprensione delle circostanze date. Il risultato di questo test dovrebbe valutare quella che è l’intelligenza fluida.
Per quanto riguarda le Scale di Wechsler, invece, in questo caso si misura l’intelligenza cristallizzata. Anche in questo caso viene richiesto di completare o riprodurre delle immagini e delle sequenze di colore, con l’aggiunta di nozioni apprese a scuola o la capacità di elaborarle verbalmente. Le Scale di Wechsler, inoltre, misurano la velocità nel processare le informazioni e la memoria del lavoro, ovvero per quanto tempo si riesce a ricordare un dato appena appreso.
Con questi test, in teoria, non si misura solo l’intelligenza ma si dovrebbe anche riuscire a predire quanto successo si potrà avere nella propria vita in base alle capacità che si hanno.